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“I Dpcm sono illegittimi”: giudice reggiano demolisce un anno di restrizioni

“i dpcm sono illegittimi”: dario de luca
Il Gip De Luca assolve una coppia che aveva violato il lockdown esibendo un'autocertificazione falsa, perché solo l'autorità giudiziaria può limitare la libertà personale. La sentenza è definitiva, e può scatenare un terremoto giuridico...

I Dpcm sono illegittimi”, perlomeno nel momento in cui prevedono il divieto di muoversi in città. Si può riassumere così la clamorosa sentenza di Dario De Luca, magistrato del Tribunale di Reggio Emilia, che peraltro fa seguito ad altri pronunciamenti analoghi. Tutti destinati, naturalmente, a far discutere, anche per il terremoto che potrebbero suscitare a livello giuridico.

“I Dpcm sono illegittimi”

Tutti i Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri emessi a partire dall’8 marzo 2020 sono «illegittimi per violazione della legge Costituzionale». Così sancì, il 27 gennaio scorso, il Gip Dario De Luca, assolvendo una coppia che aveva violato la zona rossa ed esibito un’autocertificazione falsa.

Il caso risale al primo lockdown, quando gli imputati, fermati nel Reggiano, avevano dichiarato che lo spostamento era motivato da comprovate ragioni di salute. Ma le forze dell’ordine non avevano tardato ad appurare che stavano mentendo.

Erano quindi scattate la denuncia per falso ideologico in atto pubblico e la richiesta, da parte del Sostituto Procuratore emiliano, di un decreto penale di condanna. Il giudice, però, ha dichiarato «il non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato». Verdetto che discende dalla «violazione dell’Articolo 13 della Costituzione che dice che la libertà personale è inviolabile».

Per la toga, infatti, il Dpcm, «stabilendo un divieto generale e assoluto di spostamento al di fuori della propria abitazione, con limitate e specifiche eccezioni, configura un vero e proprio obbligo di permanenza domiciliare». E non una semplice limitazione della libertà di circolazione, prevista dall’Articolo 16 della Carta «per motivi di sanità o di sicurezza».

Tuttavia, nel nostro ordinamento «l’obbligo di permanenza domiciliare consiste in una sanzione penale restrittiva della libertà personale che viene irrogata dal giudice penale». Non può cioè essere un’autorità amministrativa – neppure il Presidente del Consiglio – a imporre gli “arresti domiciliari”.

Dunque, «un Dpcm non può disporre alcuna limitazione della libertà personale», non trattandosi «di un atto normativo avente forza di legge». Ma neppure un Decreto legge, secondo De Luca, potrebbe rinchiudere in casa «una pluralità indeterminata di cittadini». La misura, infatti, può essere applicata solo individualmente e solo previa autorizzazione dell’autorità giudiziaria.

Le conseguenze della sentenza

Per De Luca, insomma, tutti i Dpcm sono illegittimi, inclusi «quelli successivamente emanati dal Capo del Governo» Giuseppe Conte. Il giudice ha quindi prosciolto i due accusati perché «costretti a sottoscrivere un’autocertificazione incompatibile con lo stato di diritto del nostro Paese e dunque illegittima». La loro condotta, infatti, si configurava come un «falso inutile» e non era perciò punibile.

Tra l’altro, che i Dpcm presentassero profili di incostituzionalità lo avevano affermato anche precedenti ordinanze, come quella del Tribunale di Roma del 16 dicembre 2020. In tutti questi casi, gli atti di Palazzo Chigi erano stati disapplicati in relazione alla singola controversia in oggetto. Circostanza che vale anche per il verdetto emiliano, che comunque viene a costituire un ulteriore – e importante – precedente in vista dei (numerosi) ricorsi. Anche perché la Procura di Reggio Emilia ha rinunciato a impugnare la sentenza, che è dunque diventata definitiva e irrevocabile. E probabilmente è più “in nome del popolo italiano” di qualsiasi provvedimento anti-Covid varato nell’ultimo anno.