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Ucraina, se la via diplomatica appare già fortemente in salita…

Guerra in Ucraina

Guerra in Ucraina

Non giova alla ricerca della pace l’omeopatia militare dei Paesi NATO che continuano a mandare armi a Kiev: che auspica un summit sotto l’egida dell’ONU, ponendo però (di nuovo) condizioni inaccettabili per la Russia

Da www.romait.it

Ma l’Ucraina e l’Occidente vogliono realmente la pace? Chiariamo subito, per sgombrare il campo da equivoci, che la nostra è una mera provocazione. Che però prende spunto da dichiarazioni (quantomeno) discutibili e atteggiamenti controversi di alcuni dei protagonisti: che non si trovano soltanto dal lato della Russia.

Guerra in Ucraina
Guerra in Ucraina

Una strategia che desta varie perplessità

«Gli Stati Uniti stanno facendo di tutto per rendere il conflitto in Ucraina ancora più violento». A muovere quest’accusa, come riferisce l’ANSA, è stato Sergej Lavrov, Ministro degli Esteri russo. Le cui parole, depurate dagli intenti propagandistici, possono comunque servire a evidenziare alcune contraddizioni della strategia euro-americana per porre fine alla guerra.

Tale strategia consiste notoriamente in una sorta di “reddito di belligeranza” concretizzatosi soprattutto nell’invio di armi a Kiev da parte dei Paesi NATO (compresa l’Italia). Armi quali i famosi missili Patriot, la cui fornitura, come riporta l’Agenzia Nova, è stata recentemente approvata Oltreoceano. Innalzando il totale dell’assistenza Usa all’esecutivo di Volodymyr Zelensky fino a 21,9 miliardi di dollari.

Questa “omeopatia militare”, come avevamo scritto in tempi non sospetti, desta da mesi varie perplessità. E non è l’unico aspetto problematico della vicenda.

L’Ucraina e l’Occidente vogliono realmente la pace?

Come infatti rileva Rai News, Dmytro Kuleba, Ministro degli Esteri ucraino, ha proposto un summit per la pace da tenersi entro febbraio sotto l’egida dell’Onu. Iniziativa naturalmente lodevolissima, se non fosse che il Nostro ha aggiunto che, per parteciparvi, Mosca «prima dovrà accettare di essere perseguita per crimini di guerra da un tribunale internazionale».

Va da sé che per il Cremlino una simile condizione sarebbe inaccettabile, come (a parti invertite) la richiesta di Vladimir Putin di riconoscere come russi i territori annessi unilateralmente. Porre un vincolo del genere significa escludere automaticamente dal vertice uno dei principali attori in campo (di battaglia), cosa che ben difficilmente potrebbe giovare alla pace.

L’auspicio è che si tratti solo di provocazioni, sgradevoli quanto inopportune. Altrimenti la sospirata via diplomatica verso un cessate il fuoco, che solo ora si inizia faticosamente a percorrere, risulterebbe già decisamente in salita.